Esquisito

La treccia con la cipolla di Cavasso e Val Cosa

Nella zona di Cavasso e della Val Cosa, nelle Prealpi Carniche, in provincia di Pordenone, è stata recuperata la tradizione di coltivare la cipolla, un fenotipo particolare, schiacciato sui poli e con la parte esterna di un caratteristico colore rosa, con sfumatura più rossa a Cavasso e più tenue nella vallata adiacente. Fino al dopoguerra, questa coltivazione era affidata alle donne che, grazie alla vendita nei mercati vicini, potevano avere un piccolo reddito e comperare così filati per cucire o ricamare. Un aspetto curioso è il modo in cui viene presentato il prodotto, ovvero in una treccia. Poiché la garba (il gambo) della cipolla è fragile, per sostenerla si usano le canne della carice palustre, un giunco molto resistente e flessibile che cresce lungo i fiumi. Queste piante vengono raccolte nei mesi di luglio ed agosto – una volta lo facevano i nonni – e lasciate nelle stalle ad essiccare. Quando devono essere utilizzate si mettono in ammollo un paio d’ore e poi si fanno dei mazzetti di circa quindici steli e si inizia ad intrecciare. Si comincia facendo un nodo, si appoggia il tutto su un tavolo e si realizza la treccia. Le cipolle vengono divise per dimensione, si inizia dalle più grosse, si alterna una a destra ed una a sinistra finché si arriva alla fine e si termina con un nodo. Le trecce hanno dei pesi standard: mezzo chilo, un chilo o al massimo due. Da alcuni anni questa tradizione, di coltivazione e di presentazione in treccia, è stata recuperata grazie all’impegno di un gruppo di una trentina di produttori locali che si sono riuniti e presentano il prodotto fresco nei mercati. Hanno avviato anche una piccola produzione di vasetti di cipolla in agrodolce, utilizzando una ricetta uguale per tutti e una confezione che ha un’etichetta parlante che riporta le indicazioni sulla coltivazione e la zona di origine del prodotto, conferendo importanza al territorio. Per le sue caratteristiche e per la tipicità della coltivazione la cipolla rossa di Cavasso e della Val Cosa è stata riconosciuta come Presidio Slow Food. Il modo migliore per consumarla è fresca, poiché ha un sapore più delicato e dolce rispetto alla cipolla a cui siamo abituati. Uno degli abbinamenti più prelibati è con i fagioli; in questa stagione è deliziosa anche servita come zuppa su una fetta di pane abbrustolito.

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